Una volta un dromedario, incontrando un cammello gli disse:
“Ti compiango, carissimo fratello, saresti un dromedario magnifico
anche tu, se solo non avessi quella brutta gobba in più”.
Il cammello rispose: ” Mi hai rubato la parola, è una sfortuna
per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto: la natura con te ha sbagliato per difetto”.
La bizzarra querela durò un mattino. In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino e tra sé intanto pensava:
“Poveretti tutti e due. Ognuno trova belle soltanto
le gobbe sue. Così, spesso ragiona al mondo tanta gente
che trova sbagliato ciò che è solo differente”.
(Gianni Rodari)
Non è sbagliato ciò che è differente!
Spesso siamo superficiali nel giudicare gli altri, solo perché sono diversi da noi o hanno opinioni differenti dalle nostre.
Il dialogo interreligioso si fonda sul rispetto profondo di ogni fede. L’approccio a tale forma di dialogo ha alla sua base due “ingredienti” fondamentali: l’umiltà di chi si pone all’ascolto senza desiderio di prevaricazione; la pazienza di ascoltare l’altro senza superficialità. Il dialogo nasconde due rischi:
il sincretismo: il considerare uguali tutte le religioni, per cui una vale l’altra; l’arroganza: il giudicare buona sola la propria religione.
Dialogare non significa rinunciare alla “diversità” ma, al contrario, che la “diversità” è un valore importante per una reciproca crescita. Questi sono le fondamenta per riconoscere il “buono” che c’è in ogni fede pur rimanendo se stessi.