Il linguaggio grafico infantile: dallo scarabocchio al disegno spontaneo

La letteratura pedagogica moderna ha posto in rilievo l’importanza dei gesti grafici in età evolutiva nella quale i codici linguistici sociali risultano sconosciuti. La spontaneità espressa nei “disegni spontanei” infantili, a partire dal primo scarabocchio, rappresenta un importante mezzo di comunicazione per interagire in maniera dinamica con l’ambiente che lo circonda. In parole semplici: il disegno spontaneo rappresenta in questa età il medium linguistico per comunicare con il mondo in scoperta dell’infante.
Lo “scarabunculus” (scarafaggio) è la vera prima forma di comunicazione del bimbo con il mondo e prende forma a partire dal contatto della penna/matita con la carta in maniera disomogenea, casuale. Questo è un linguaggio oscuro, primitivo che spesso l’adulto, proiettando la propria soggettiva visione del “bello”, non coglie nella sua dinamica comunicativa-visuale. In questa fase ciò che il bambino proietta sulla carta non è una copia della realtà che lo circonda, bensì la percezione delle proprie emozioni, fantasie, in rapporto con la realtà stessa. L’istintività motoria del primo anno di vita rappresenta, infatti, un’organizzazione primitiva della individualità del bambino che attraverso il proprio corpo coglie gli stimoli che provengono dall’esterno. Attraverso il passaggio di più fasi la relazione sensazione-movimento-espressione grafica si evolve creando risposte espressive maggiormente strutturate.
L’evoluzione grafica del bambino fino all’acquisizione dei modelli linguistici convenzionali, passa attraverso varie fasi. Attorno al secondo/terzo anno di vita abbiamo la fase dello scarabocchio imitativo. Durante tale fase il bambino imita i gesti che l’adulto compie sul foglio e tale processo imitativo diviene un mezzo importante per scaricare la propria energia psichica ed esprimere il “suo mondo interiore”. Vi è, in questa fase, un bisogno espressivo innato di sottolineare, attraverso gli scarabocchi, l’affermazione della propria esistenza. Lentamente in questa fase si passa da uno scarabocchio cosiddetto “simbolico” a quello “onomatopeico”. Colori, linee e figure informi riproducono intenzionalmente rumori, oggetti, provenienti dagli stimoli esterni. Vi è una conquista sempre più consapevole del mondo e degli spazi che lo circondano. Attorno al quarto/quinto anno di vita tutta questa realtà informe come espressione arcaica, simbolica ed imitativa del mondo che lo circonda, assume una struttura figurativa organizzata. In questa fase, in cui assistiamo ad una importante maturazione del sistema nervoso del bambino, avremo una compiutezza grafica espressiva nella quale si esprime una più compiuta percettività della realtà ed una risposta grafica maggiormente organizzata. Iniziano ad apparire nei disegni spontanei infantili i primi abbozzi di figure umane e di oggetti strutturati. I colori iniziano ad essere utilizzati in maniera consapevole e rappresentano una giusta imitazione della realtà circostante, che si riduce come spazi occupati sul foglio in relazione alla maggiore specificità del mondo percepita dal bambino. Questa è l’importante fase prescolare nella quale si acquisiscono gli strumenti espressivi che struttureranno la successiva fase di apprendimento della scrittura.
In conclusione quindi, il linguaggio grafico infantile offre all’osservatore uno spettro d’indagine importante riguardo le informazioni sugli aspetti emotivi e istintivi del mondo infantile. Questa primitiva forma di comunicazione, lo scarabocchio, nasconde l’arcaica e primitiva necessità dell’uomo di comunicare con il mondo circostante, di lasciare una traccia. Il bambino che disegna è un bambino comunicativo, fertile d’immaginazione che arricchisce il proprio bagaglio comunicativo e allo stesso tempo, inconsciamente, si “appropria” degli spazi che lo circondano.

Gianluca Capra

scarabocchiinfantili
Esempi di scarabocchi infantile

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Bibliografia:
Rivista Graphos-Agas editrice;
Quaglia R. Il disegno infantile, una rilettura psicologica-Utet