La leggenda del corniolo
La storia inizia circa duemila anni fa in Israele. In queste terre erano presenti molti alberi alti e maestosi, come: la quercia, il cedro, il platano, il cipresso e la noce. Molti dei quali utili all’edilizia e alla lavorazione del legno. Tra gli altri c’era un albero che era il più apprezzato di tutti: il possente albero di corniolo. Il suo legno, pur essendo forte e duro, era facile da lavorare e per questo usato da tutti i costruttori e falegnami.
In quel periodo fu condannato a morte un semplice falegname chiamato Gesù. Il metodo di esecuzione della condanna era la crocifissione e per questo motivo ai boscaioli fu detto di abbattere un albero speciale: il corniolo.
Gesù fu denudato e vestito con una veste porpora. Sulla testa gli posero una corona di spine per schernirlo e per la sua pretesa di considerarsi Re dei Giudei. I soldati romani, mentre portava la croce sulla strada per il Calvario, lo frustarono, lo derisero e lo coprirono di sputi. Secondo la leggenda, l’albero di corniolo con cui fu fatta la croce, sentì un grande dolore per il ruolo che stava avendo nella morte di Gesù Cristo. Mentre era sulla croce, Gesù, percepita l’angoscia dell’albero, le alleviò le pene cambiando per sempre la sua natura. Da quel momento in poi, il corniolo non sarebbe più stato un albero alto e maestoso, ma piccolo, con rami sottili e contorti. In questa maniera non sarebbe mai più stato utilizzato per le crocifissioni. Così come Gesù, posto nel sepolcro, risorse dopo tre giorni, allo stesso tempo, gli alberi di corniolo sbocciarono.
Ogni anno nel periodo di Pasqua, i cornioli continuano a fiorire per celebrare la risurrezione di Gesù.La leggenda dell’albero di corniolo probabilmente ebbe origine negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. Tali alberi sono originari solo in questo Paese, tuttavia, la leggenda persiste. Gli alberi di cornioli continuano ad avere un significato speciale per molti cristiani. La loro fioritura ricorda il sacrificio di Gesù.
La leggenda del coniglio pasquale
Secondo la leggenda, nel sepolcro dove fu deposto Gesù era nascosto un coniglio, il quale osservava le persone che venivano a piangere alla sua tomba. Chiuso il sepolcro il coniglio si avvicinò a lui e lo osservò per capire chi fosse. Ci pensò intensamente giorno e notte, finché improvvisamente vide l’uomo alzarsi, piegare le lenzuola che l’avevano avvolto mentre un angelo apparve per togliere la grossa pietra del sepolcro. Uscito Gesù silenziosamente, il coniglio capì che era il Figlio di Dio e sconvolto decise di avvertire tutti della sua resurrezione. Ma poiché i conigli non possono parlare, decise di portare a tutti un uovo colorato come messaggio di vita e gioia.
Da allora, il coniglietto lascia ogni domenica di Pasqua le uova colorate in tutte le case del mondo per ricordare che Gesù è risorto.
La leggenda del pettirosso
Molto tempo fa esisteva un piccolo uccello con le piume verdi oliva sulla schiena che contrastavano con il bianco brillante del collo e del petto. Un bel giorno, sulla cima di una piccola collina, vicino al suo nido, furono sollevate tre croci, dove vi erano tre uomini che soffrivano il crudele tormento della crocifissione. L’uccellino incuriositosi si avvicinò. Colpito dall’uomo che occupava la croce centrale. Notò il corpo pieno di ferite e una corona fatta di spesse spine che gli faceva sanguinare la testa. L’uccellino non aveva mai conosciuto il dolore e spaventato volò nel suo boschetto dove capì che era urgente fare qualcosa. Volato sulla croce dell’uomo, ascoltò il suo respiro accelerato e ansimante. In quel momento allungò il becco e afferrò una spina dalla corona strappandola con tutte le sue forze. Notato che l’uomo si sentì sollevato, iniziò a volare intorno alla croce cercando di strappare altre spine. Le sue piume a contatto con le ferite dell’uomo si macchiarono di sangue colorando il collo e il petto di un intenso colore rosso. Poco dopo quell’uomo morì perdonando coloro che lo avevano fatto soffrire e ringraziando con uno sguardo l’uccellino per gli sforzi per mitigare i suoi dolori.
Il colore rosso intenso sul petto e sul collo dell’uccellino rimasero lì come promemoria e segno della sua generosità. Da allora viene chiamato pettirosso.
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